Francesca Albanese Nobel per la Pace: la nostra firma
Il Movimento Giovani si unisce alle migliaia di firme per chiedere la candidatura di Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi occupati, al premio Nobel per la Pace.

Quando pensiamo a quello che accade nel mondo, spesso ci sembra tutto troppo grande e noi spesso troppo piccolɜ per fare qualcosa. “Cambiare il mondo” sembra una di quelle frasi piene, potenti, esagerate che si dicono in adolescenza e che da adultɜ poi si iniziano a smorzare, rimpicciolire, con un po' di disincanto.
“Cambiare il mondo” sembra qualcosa di così irraggiungibile che può dirlo solo chi guarda al futuro con occhi di giustizia e speranza, anche quando ha il mondo contro.
Questo sguardo lo abbiamo visto nella popolazione di Gaza, vittima di un genocidio perpetrato sotto gli occhi del mondo, e in tutta la popolazione palestinese che da oltre 70 anni resiste strenuamente ad una occupazione illegale, sfollamento e sostituzione sistematica e a continue violazioni dei diritti umani.
Questo sguardo lo abbiamo visto in Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi occupati: in quanto esperta indipendente, giurista e accademica, dal 2022 Albanese ha svolto il suo mandato raccogliendo prove del genocidio in corso a Gaza, denunciando le violazioni del diritto internazionale umanitario da parte di Israele, esponendo e analizzando il ruolo diretto delle multinazionali nel sostenere il progetto coloniale israeliano. Ha inoltre denunciato, con il suo ultimo report, le aziende multinazionali che hanno tratto profitto dall’economia israeliana basata su occupazione illegale, apartheid e ora genocidio.
Albanese ha portato avanti il suo lavoro nonostante campagne diffamatorie, minacce e ora rappresaglie economiche: dopo il report sui rapporti tra il mondo economico e finanziario mondiale e Israele, il governo degli Stati Uniti ha annunciato sanzioni contro Albanese. Le misure, che includono il divieto di ingresso negli Stati Uniti e il congelamento dei beni, sono strumenti solitamente riservati a leader di Paesi considerati nemici, non a funzionari dell’ONU o giudici internazionali.
Questa azione costituisce un precedente molto pericoloso di intimidazione e ritorsione nei confronti di una figura indipendente fondamentale per assicurare il rispetto del diritto internazionale.
"È un primato: sono la prima persona dell’Onu a subire delle sanzioni… per cosa? Per aver denunciato un genocidio? Per aver smascherato un sistema? [...] Va bene così. Questo dice molto su chi sono loro. Io continuerò a fare quello che devo fare. Certo, sarà una sfida. Ma quello che voglio dire è: sono solo un essere umano. Sto mettendo in gioco tutto quello che ho. Se io posso farlo, allora anche voi, la vostra gente, i vostri politici, la mia gente possono fare almeno questo. Insieme possiamo resistere a questa pressione e insieme possiamo davvero uscire da questo genocidio con la speranza di un mondo migliore” - è quanto dichiarato da Francesca Albanese durante un intervento a seguito della notizia delle sanzioni.
Da alcuni giorni sono state pubblicate delle petizioni che chiedono la candidatura di Francesca Albanese al Premio Nobel per la Pace, onorificenza di valore mondiale attribuita annualmente alle persone che si sono distinte per l'impegno in favore della pace mondiale, apportando un importante contributo a quest'ultima.
E cosa dovrebbe essere un premio Nobel per la Pace se non un modo per dimostrare che un altro mondo è possibile? Un mondo di pace, di giustizia e verità.
È per questo che ci uniamo alle decine di migliaia di firme già raccolte e invitiamo chi ci legge a fare lo stesso. Perché nel mondo che immaginiamo, anche se ci sembra troppo grande e complicato per poterlo cambiare, abbiamo bisogno di chi sfida il presente, aiutandoci a immaginare un altro futuro possibile.