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Perché sì: GenZ e referendum cittadinanza

foto in copertina: Mohammad Karimi per Comunità di Sant'Egidio

914 mila: sono lɜ studentɜ senza cittadinanza che frequentano le scuole italiane.  

Sono l’11% del totale delle persone iscritte nelle scuole italiane.

Il 64,4% di loro, sono persone nate in Italia.  

Tra queste persone ci siamo anche noi. Non che questo renda più urgente l’enorme questione della cittadinanza in Italia. E non che la mancata cittadinanza sia un problema esclusivo della nostra generazione.  

Ma sentiamo l’urgenza di partire da alcune delle nostre storie per raccontare perché questo referendum è importante per la nostra generazione, quella che oggi frequenta le scuole superiori, si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro oppure inizia a frequentare l’università.

Non avere la cittadinanza è una di quelle discriminazioni che vivo da quando ho memoria. L’ho vissuta sulla mia pelle sin da quando ero bambina, ancor prima di sapergli dare un nome. Ricordo i giorni di inverno in cui non andavo a scuola perché dovevo recarmi in questura a rinnovare il permesso di soggiorno. Sulla pelle mi è rimasto il disagio che mi trasmetteva quel luogo freddo e inospitale e quelle file interminabili. Quel senso di disagio, quella sensazione di essere sempre fuori posto non mi ha più lasciata. L'ho ritrovata quando, per partecipare ad un viaggio di istruzione, ho dovuto fare una fila diversa in aeroporto, separata da tutti i miei compagni. E La vivo tutti i giorni, in un Paese in cui sono nata e cresciuta ma che non mi ritiene degna di essere sua cittadina.  

Judith, 17 anni, nata a Roma

La legge del 1992: come si acquisisce la cittadinanza italiana oggi

Per fare richiesta di cittadinanza italiana oggi una persona maggiorenne deve dimostrare:

  • 10 anni di residenza legale e ininterrotta in Italia per poter presentare domanda di cittadinanza per naturalizzazione (4 anni per cittadinɜ UE)  
  • Conoscenza della lingua italiana
  • Reddito adeguato e documentato negli ultimi anni
  • Assenza di motivi ostativi legati alla sicurezza della Repubblica

Nella pratica, gli anni per l’ottenimento della cittadinanza sono molti di più e il percorso non è privo di ostacoli. Approfondisci qui

E per le persone minorenni nate e/o cresciute in Italia?

Per avere la cittadinanza italiana non basta nascere in Italia o aver frequentato le scuole in Italia. Si acquisisce la cittadinanza automaticamente se almeno uno dei due genitori oppure un parente ha cittadinanza italiana (anche se non vive attualmente in Italia).

E le persone nata e/o cresciuta in Italia da genitori non italiani?  

Secondo la legge attuale, solo se hai vissuto senza interruzioni in Italia fino al compimento dei 18 anni può fare richiesta di cittadinanza entro un anno dal compimento della maggiore età.  

In alternativa, la persona minorenne che vive stabilmente con un genitore che è riuscito a ottenere la cittadinanza italiana, può a sua volta acquisire automaticamente la cittadinanza.  

Approfondisci le regole per ottenere la cittadinanza

Cosa significa non avere la cittadinanza: il punto di vista pratico

 

Sono nata a Torino ma ho avuto la cittadinanza egiziana fino a 17 anni perché i miei genitori hanno dovuto aspettare anni prima di poter fare richiesta per la cittadinanza italiana. Ho ottenuto la cittadinanza a 17anni, acquisita tramite mia mamma che è riuscita ad ottenerla prima di mio papà, nonostante lui fosse qui da molti più anni.  La mia storia non ha nulla di diverso da tante altre storie di molte ragazze e ragazzi nati in Italia da genitori con cittadinanza diversa da quella italiana. Può essere però un megafono per rappresentarle e rappresentare tutti quegli iter burocratici che, tra le altre conseguenze, portano alla perdita di ore o giornate di scuola di molti studenti a causa del tempo necessario per il rinnovo del permesso di soggiorno. Oppure ancora obbligano a code diverse negli aeroporti durante le gite di classe che vanno a sottolineare ancora di più la “diversità” rispetto agli altri compagni. O la richiesta di visti se necessari per le gite scolastiche, che a volte non vengono nemmeno accettati e finisce che non puoi andare. Tutte piccolezze (che a volte sono invece anche dei grandi limiti economici come il costo di un visto) che vanno a segnare l’adolescenza di un ragazzo o ragazza che di diverso non ha nulla rispetto a tutti i suoi coetanei.

Samar, 28 anni, nata a Torino

Ascolta qui la storia di Samar

Le testimonianze di Judith e Samar, attiviste di Roma e Torino del Movimento Giovani, ci parlano di un’adolescenza a cui vengono negati dei diritti fondamentali.  

Il diritto di poter frequentare la scuola senza perdere ore o giorni di lezione per andare a fare lunghe file per il rinnovo del permesso di soggiorno.

Il diritto al tempo libero e alla spensieratezza, senza doversi barcamenare tra burocrazia e preoccupazioni.

Il diritto ad essere adolescente, senza dover fare da tramite tra Stato e famiglia per traduzioni e mediazioni, provando a sopperire alla mancanza di personale preparato.

Il diritto di poter partecipare a una gita scolastica senza dover richiedere un visto costoso, spesa a carico della famiglia, e senza dover fare una fila diversa in aeroporto al controllo passaporti.

Il diritto di poter fare domanda per una borsa di studio o poter fare l’Erasmus.

Il diritto di poter accedere ai concorsi pubblici o partecipare a una competizione sportiva rappresentando il Paese in cui si è natɜ o cresciutɜ.

Se questi diritti non sono di tutte, tutti e tuttɜ, allora diventano privilegi.

La cittadinanza diventa uno strumento di privilegio. Uno strumento che esclude dal godimento di diritti fondamentali persone che, di fatto, fanno parte a tutti gli effetti della vita del Paese.  

Scopri altre testimonianze raccolte da Scomodo

Un’altra idea di cittadinanza: il valore simbolico di questo referendum

L'ottenimento della cittadinanza non ha solo un valore legale e burocratico. Diversi studi internazionali hanno dimostrato come l’acquisizione della cittadinanza migliori la possibilità di sognare e immaginare.

Il percorso per l’acquisizione della cittadinanza per le persone minorenni lascia migliaia di persone in un limbo fatto di molti doveri e pochi diritti, anni scanditi più da controlli, scadenze e rinnovi periodici che dalla pianificazione di una vita futura.  

Come sottolineato dal rapporto di Save the Children Il mondo in una classe, l’ottenimento della cittadinanza migliora le aspettative formative, lavorative e di vita future. Questo non solo promuove la motivazione allo studio e/o aspirazioni più simili a persone coetanee senza background migratorio, ma incoraggia anche le persone e le loro famiglie ad investire tempo e risorse nell’istruzione.

 

Ho ottenuto la cittadinanza dopo i 18 anni, in virtù del fatto che sono nata in Italia e ci ho vissuto in maniera continuativa frequentando la scuola dell'obbligo. Non l'ho quindi acquisita dai miei genitori, che tutt'ora non ce l'hanno nonostante abitino in Italia da molti anni, lavorando regolarmente e rispettando tutte le leggi.  Crescendo non ho avuto particolari problemi da un punto di vista pratico o burocratico, a parte quando mi fu richiesto un visto per un soggiorno studio in Irlanda, siccome prevedeva uno scalo a Londra.  Il disagio è stato perlopiù di tipo spirituale, identitario. Per anni mi sono sentita estraniata sia dal mio Paese di origine, nonostante il passaporto con il cedro, che da quello di nascita e residenza, l’Italia, a cui dovevo chiedere il permesso per restare.Ora porto fieramente entrambi i passaporti, non senza gli inevitabili tumulti interiori della vita di una giovane di seconda generazione, ma con la voglia e l'urgenza di contribuire alla vita e al risanamento di due Paesi tanto diversi, quanto curiosamente simili, nella loro incertezza e bellezza.

Nour, 24 anni, nata a Torino

Parlare di cittadinanza significa parlare del futuro che immaginiamo. Ma anche del presente che viviamo.  

Un presente fatto di identità multiple, di quartieri-mondo e città che si arricchiscono di culture oltre i confini. Significa guardare ai nostri centri giovanili sparsi in tutto il Paese e osservare la bellezza delle azioni di cittadinanza attiva compiute da chi cittadinə sulla carta ancora non è.  

Significa rendersi conto che i diritti non sono una coperta corta, che estenderli non significa toglierli a qualcun altrə.  

L'8 e il 9 giugno si vota per il referendum sulla cittadinanza: se vince il sì, si abbassano da 10 a 5 gli anni di residenza ininterrotta e regolare in Italia per poter fare richiesta di cittadinanza da parte delle persone maggiorenni. Le altre condizioni rimarrebbero uguali.

Sembra un piccolo passo avanti ma in realtà si stima che questo cambiamento riguarderebbe 1 milione e mezzo di persone, di cui 284mila minori (stima di potenziali beneficiari di IDOS).  

Non solo: la mobilitazione che ha portato a questo referendum e che ci accompagnerà fino al 9 giugno ha permesso di accendere la luce su un tema che, a livello istituzionale, è fermo da 33 anni.  

La mobilitazione di tantissime persone giovani e delle nuove generazioni ha permesso di proporre un’idea diversa di cittadinanza, di identità e di Paese che vogliamo.

Per questo come Movimento Giovani sosteniamo fermamente il SÌ e invitiamo chi legge a fare la propria parte, sensibilizzando e votando per chi ancora non ne ha il diritto.

Si tratta di un referendum abrogativo (che cancella una legge o una sua parte) e serve che il 50% + 1 delle persone con diritto di voto in Italia vada a votare perché sia valido. Il raggiungimento del quorum non è scontato ma in passato è stato raggiunto e ha permesso delle svolte importanti per i diritti nel nostro Paese. Ecco perché ogni voto conta ed è importante.  

Se vuoi capire meglio come si vota, leggi il nostro breve post tutorial

Per approfondire