TUTTA UN’ALTRA STORIA: UN FINALE DA RISCRIVERE ALLA COP30 DI BELÉM
Dieci anni fa il mondo provava a scrivere una nuova storia: si firmava l’Accordo di Parigi, una promessa, l’impegno di 196 Paesi di lavorare insieme per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, e idealmente a 1.5°, rispetto ai livelli pre-industriali.
Dieci anni dopo ci stiamo preparando per partire per Belém, città del Brasile all’ingresso dell’Amazzonia, dove si terrà la COP30, la più importante conferenza internazionale sul clima.
Quando raccontiamo della COP (questa per noi sarà la quarta!) nei nostri territori notiamo come spesso venga percepita come un evento distante e astratto. Il caldo estremo nelle aule scolastiche, le alluvioni nei nostri quartieri, l’acqua che manca per diverse ore del giorno, gli incendi nei boschi, il cambiamento del Mediterraneo e delle specie che lo abitano: sembra tutto così lontano dalle sale in cui si decide il futuro del Pianeta.
Per questo, prima di partire, abbiamo voluto raccogliere storie della nostra generazione dall’Italia e poi anche dal resto del mondo: storie che ci aiutassero a sentirci parte di una generazione che ovunque, in modi e con strumenti diversi, si trova ad aver a che fare con gli effetti dei cambiamenti climatici. Una generazione che non ha contribuito al riscaldamento globale ma che ne paga le conseguenze. E che ora, però, vuole riscrivere il finale di questa storia.
Abbiamo raccolto storie dal Perù, dal Madagascar, dalla Bolivia, dal deserto del Sahara, dall’isola Samoa, dalle coste mediterranee dell’Italia fino alle montagne del Trentino. Questi racconti parlano degli effetti tangibili e reali del clima che cambia ma soprattutto di come bambinɜ e ragazzɜ non siano il futuro ma il presente della lotta comune al cambiamento climatico.
È questo che vogliamo portare a Belèm, in una COP che sembrerebbe, a differenza di quelle degli ultimi anni, una COP del popolo. Una COP la cui parola d'ordine è “mutirão”, un termine di derivazione tupi-guarani che significa "sforzi collettivi" e si riferisce a una mobilitazione comunitaria per raggiungere un obiettivo comune.
L'attivismo al centro
Le contraddizioni di ogni COP, anche di questa, rimangono: la presenza di oltre 5.000 lobbisti dell’industria dei combustibili fossili, le disuguaglianze nell'accesso alla COP a livello economico, logistico e di rappresentanza, la repressione delle proteste, l'impatto ambientale delle strutture costruire per ospitare questo evento. Nonostante ciò ma anche per questo, durante la COP di Belém l'attivismo dal basso è tornato con tutta la sua forza e speranza con iniziative dal basso come la Cúpula dos Povos che riunisce movimenti sociali, popoli indigeni, comunità afrodiscendenti, comunità fluviali e di pescatori, contadini e collettivi di tutto il mondo. O la Yaku Mama Flotilla Amazonica: dal fiume Napo, in Ecuador, decine di leader indigene hanno intrapreso un viaggio fluviale di 3.000 chilometri verso la COP30 a Belém, in Brasile. La carovana unisce comunità di Ecuador, Perù, Colombia e Brasile per chiedere la fine dell’espansione dei combustibili fossili nell’Amazzonia e per garantire la leadership indigena nelle decisioni globali sul clima. Ma anche la cosiddetta Mutirao das Juventudes, lo sforzo collettivo di giovani da tutto il mondo per chiedere non solo che la voce di bambinɜ e ragazzɜ sia ascoltata ma che i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza siano parte integrante dei piani climatici nazionali.
Il ruolo di bambinɜ e giovani
Un nuovo rapporto dell’UNFCCC ha rivelato che l’88% dei Paesi include ora impegni relativi all’infanzia e alla gioventù nei propri NDC, piani climatici nazionali decennali. È una buona notizia, perché significa che sempre più governi riconoscono che anche noi giovani siamo parte della soluzione. Ma c’è ancora un problema: mancano i soldi per rendere reali questi impegni, soprattutto nei Paesi più poveri.
I piani climatici decennali (NDC) saranno rinnovati proprio quest'anno, alla COP30, e definiranno la strategia degli Stati per la riduzione delle proprie emissioni e l’adattamento agli impatti della crisi climatica da qui al 2035. L’urgenza della crisi climatica apre una finestra di opportunità importante per investire in azioni che proteggano bambinɜ e adolescenti, mettendo al centro il loro benessere, i loro diritti e il loro futuro.
Se è vero che a Belèm l'attivismo torna ad essere protagonista della COP, la partecipazione civica deɜ giovani, nelle piazze e nelle strade, all’interno dei padiglioni ma anche sui social, sarà fondamentale. E ti invitiamo a essere parte di questa spinta.
→ MANDACI LA TUA STORIA
Scopri di più sulla nostra call to action e mandaci un tuo racconto.
Al ritorno da Belèm pubblicheremo la raccolta delle storie ricevute negli scorsi mesi e incontrate durante la COP.
→ SCENDI IN PIAZZA
Il 15 novembre, mentre le strade di Belèm saranno attraversate dalla marcia globale per il clima, a Roma migliaia di persone scenderanno in piazza per il Climate Pride. Troverai anche noi, ci vediamo lì!
→ SARAI A BELÈM? PARTECIPA AL NOSTRO WORKSHOP CREATIVO AL CHILDREN & YOUTH PAVILION
Ti aspettiamo il 17 novembre alle ore 13:30 al Children and Youth Pavilion (Zona Blu) per un workshop a partire dalle storie che abbiamo ricevuto.
Il workshop sarà in collaborazione con i nostri partner Viração&Jangada e giovani delegate di Save the Children Nuova Zelanda e Save the Children Bolivia, parte della campagna di Save the Children International Generation Hope.

Alle 15:30 dello stesso giorno, 17 novembre ci troverai anche al padiglione italiano per un evento con Save the Children Italia dal titolo "climate justice for a more equal and sustainable future: a commitment to the rights of children, youth and women at COP30".
→ SEGUI IL NOSTRO VIAGGIO A BELÈM SUI CANALI SOCIAL DEL MOVIMENTO
Con qualche ora di fuso potrai seguire Maria Chiara e Vera sul profilo Instagram del Movimento Giovani: potrai interagire, fare domande, vivere anche da lontano questa esperienza!