Verso la COP29: nothing about us, without us
Un biglietto per Baku, un file condiviso con degli appunti, una chat whatsapp, un elenco infinito di persone da conoscere e altre associazioni con cui fare rete, la nostra voce collettiva, una serie di richieste puntuali alle istituzioni: tutto questo è quello che contiene la nostra valigia per la COP29, la 29esima Conferenza delle Parti sul clima che quest’anno si terrà in Azerbaijan, dall’11 al 22 novembre.
Parteciperemo con la nostra piccola delegazione, formata da Maria Chiara Lentinio e Rebecca Bottaini, insieme ad un gruppo di rappresentanti di Save the Children da vari Paesi del mondo.
Niente su di noi, senza di noi
Da diversi anni l’ambiente è un tema che affrontiamo nei nostri gruppi cittadini e all’interno della nostra redazione. Lo facciamo confrontandoci sui nostri stili di vita, apportando cambiamenti nelle nostre città e sensibilizzando le nostre comunità a vivere in maniera più sostenibile.
Ma tutto questo non basta.
È fondamentale che le istituzioni prendano seriamente in considerazione la voce delle giovani generazioni nelle decisioni che riguardano il futuro della nostra casa, la Terra.
Nothing about us, without us, appunto.
Durante le COP ogni anno viene deciso il nostro futuro, quello di 2.4 miliardi di bambinɜ e ragazzɜ al mondo. Non possiamo quindi non essere parte della conversazione. Questo è un diritto sancito anche nell’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e l’adolescenza per cui abbiamo il diritto non solo di esprimere liberamente la nostra opinione, ma di essere presɜ in considerazione in tutti i processi decisionali che ci riguardano. Le politiche climatiche riguardano e impattano direttamente il nostro presente e futuro. Assicurare il diritto di partecipazione anche alle decisioni che riguardano il clima e l’ambiente permette di assicurare il diritto universale a un ambiente pulito, sano e sostenibile alle presenti e future generazioni. Come possiamo assicurare un futuro alle nuove generazioni senza salvaguardare l’ambiente in cui vivono?
Si cambia insieme
Giovani di tutto il mondo, da anni, si stanno mobilitando per far sentire la propria voce e per chiedere azioni urgenti per contrastare gli impatti del cambiamento climatico. Dal livello locale, a quello nazionale e internazionale, bambinɜ e ragazzɜ chiedono spazi di consultazione per poter far ascoltare le proprie richieste. Lo fanno attraverso manifestazioni, incontri con le istituzioni, assemblee, con azioni dirompenti oppure chiedendo tavoli permanenti di partecipazione ai propri governi.
Dal 2021 anche Save the Children ha iniziato ad occuparsi di advocacy per il clima perché gli impatti della crisi climatica minacciano tutti i diritti dell’infanzia e compromettono il futuro delle attuali e future generazioni. E lo ha fatto coinvolgendo noi del Movimento Giovani per costruire azioni di advocacy (azioni con cui un gruppo di persone prova a influenzare le decisioni pubbliche) che partissero direttamente daɜ giovani. Nel 2022 abbiamo deciso di unire le forze con altre associazioni e movimenti di giovani che si occupassero, in vario modo, di clima e aprire un gruppo di lavoro per portare avanti azioni di advocacy congiunte verso il governo italiano e condividere buone pratiche ed esperienze.
Di questo gruppo fanno parte ad oggi, oltre al Movimento Giovani per Save the Children, anche WWF YOUng, Legambiente, Italian Climate Network, Greenpeace, YOUNICEF - Movimento giovani per l’UNICEF, The ONE Campaign, ASviS, Change for Planet. Questo gruppo, in continua costruzione e aperto ad altre associazioni, ha portato avanti una serie di attività, per imparare a conoscersi, per formarsi e costruire richieste sempre più solide per le istituzioni italiane.
Nel 2023 questi scambi hanno portato alla pubblicazione di un documento contenente alcune proposte per il clima presentato poi al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin.
Grazie a questa rete siamo riuscitɜ ad instaurare un dialogo diretto con le istituzioni. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il Consiglio Nazionale Giovani hanno mostrato interesse ad attivare un tavolo formale per la partecipazione deɜ giovani alle politiche climatiche. Come gruppo di associazioni abbiamo richiesto formalmente di poter contribuire al regolamento che ne definirà il funzionamento.
Sembrano piccoli passi ma sono importanti pezzi di un puzzle che può portare davvero ad una partecipazione giovanile che sia reale e concreta e non lo youthwashing che ci capita spesso di vedere.
Verso Baku
Da tre anni partecipiamo alla COP, la Conferenza delle Parti sul clima. A questa grande conferenza internazionale partecipano i Paesi che hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC) e che ad oggi sono 195. La Convenzione è il principale trattato internazionale sul contrasto ai cambiamenti climatici firmata nel 1992. L’obiettivo del trattato è quello di contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra che sono alla base delle cause che provocano il riscaldamento globale.
Molte sono le contraddizioni delle COP, a partire dalla selezione dei Paesi in cui viene ospitata, che spesso si reggono economicamente quasi interamente su petrolio e gas (l’Azerbaijan quest’anno ma anche gli Emirati Arabi Uniti l’anno scorso). La COP si basa su interlocuzioni e negoziati: la diplomazia climatica tiene insieme le esigenze degli Stati ma anche quelle globali, le strategie politiche e le necessità di ridurre le ineguaglianze, le grandi emergenze a cui assistiamo sempre più spesso ma anche le capacità dei Paesi di adattarsi al clima che cambia e i finanziamenti per poterlo fare. Il risultato sarà sempre un compromesso, non necessariamente il migliore dei mondi possibili. Non esiste una “polizia del clima” o un tribunale mondiale che possa controllare se gli impegni presi vengano rispettati ed eventualmente multare chi non li rispetta. Ed è qui che entra in gioco il lavoro dell’attivismo e dell’advocacy, quindi anche il nostro lavoro di pressione verso il governo italiano.
Ad oggi la COP rimane, nonostante le sue contraddizioni, uno tra i più importanti appuntamenti internazionali per quanto riguarda il contrasto ai cambiamenti climatici. In particolare quest’anno si discuterà di finanza per il clima, per raggiungere un obiettivo di investimenti economici molto più alto del precedente di 100 miliardi annui. Questi investimenti saranno necessari per aiutare i Paesi più vulnerabili ad affrontare i cambiamenti climatici. È bene ricordare, tra l’altro, che i Paesi che fanno affidamento su queste risorse per resistere agli impatti del cambiamento climatico sono quelli storicamente meno responsabili del problema.
Questa cosa della giustizia climatica ci ricorda anche molto il tema della giustizia intergenerazionale: le generazioni attuali stanno scontando le conseguenze di comportamenti del passato e quelle future, chi deve ancora nascere, rischieranno ancora di più se non agiamo immediatamente. Il fatto che chi causa il problema e chi ne subisce le conseguenze non coincidano di certo non spinge la volontà politica ad affrontare in modo netto e coraggioso la questione.
Ed è per questo che il nostro ruolo è quello di insistere.
Alla COP di quest'anno, il 14 novembre, interverremo all'evento di Save the Children “Dalla politica alla pratica: la finanza climatica a misura di bambino”. Un dialogo su come i finanziamenti possano supportare bambinɜ e ragazzɜ maggiormente vulnerabili.
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